L’ultimo Tango di Google cambia le carte in tavola alla realtà aumentata
Cade l’idea di smartphone dotati di apparati dedicati in favore del più abbordabile progetto ARCore
Le ambizioni di Google nella realtà aumentata si scontrano con una realtà decisamente meno piacevole. L’azienda ha infatti sancito ufficialmente la chiusura del progetto Tango, con la cessazione del supporto a marzo 2018. Un progetto decisamene ambizioso sin dalle origini, con l’obiettivo di dettare ancora una volta legge in un settore nuovo e in rapida crescita. La prospettiva di una nuova generazione di smartphone e tablet dotati di sensore id profondità e di movimento, indispensabili per mettere in pratica il progetto, non ha raccolto grandi consensi dal mercato. Sono infatti solo due i dispositivi pronti a sperimentare la novità, il Phab 2 Pro di Lenovo e lo ZenFone AR di Asus. Dispositivi dei quali pochi probabilmente hanno sentito parlare e dei quali ancora meno sentiranno la mancanza.
Mettere un pietra sul tango non significa tuttavia per Google rinunciare alla realtà aumentata. D’altra parte, sarebbe autolesionistico in questo momento. Semplicemente, cambia la strategia, puntando tutte le forze su un approccio diverso. Quello di ARCore, sempre tecnologia Google, grazie alla quel introdurre la realtà aumentata sugli smartphone di serie.
Se tutto questo semplifica certamente la vita all’utente, la stessa cosa non è scontata per i produttori di software. Sopperire alla mancanza di sistemi dedicati richiede certamente un maggiore impegno in fase progettuale. Se nel campi dei videogame la stessa Google ha già dimostrato di poter raggiungere risultati soddisfacenti, il discorso cambia in altre applicazioni tra le più promettenti. Prima tra tutte, la possibilità di sovrapporre un percorso di navigazione GPS sull’inquadratura delle fotocamera dello smartphone.
Secondo l’analisi di questa situazione suggerita da The Next Web, i produttori a questo punto di confronteranno in modo pi deciso nello sviluppo di processori dedicati per l’intelligenza artificiale, al fine di supportare le importanti esigenze di calcolo delle funzioni di realtà aumentata. Una direzione nella quale sono sicuramente già al lavoro anche Apple e Huawei. I primi esempi concreti rispettivamente di riconoscimento facciale e supporto alla fotografia vanno esattamente in questa direzione e rappresentano già un’ottima base di partenza per lo sviluppo di nuove funzioni.