Nell’ottica Intel lo smartglasses non si fa vedere, e nasce così Vaunt
Un approccio totalmente diverso sullo stesso campo dove Google è solo il primo dei tanti insuccessi
Fino a oggi, gli smartglasses si possono valutare sotto diversi aspetti, tranne sicuramente quelli di un successo. Almeno fino a quando non arriveranno sul mercato modelli tanto innovativi quanto mirati come gli Everysight dedicati al ciclismo, l’immagine sarà collegata al fallimento dei Google Glasses.
La battaglia tuttavia, non è neppure iniziata e la prossima mossa da seguire porta un nome importante. Facendo tesoro delle esperienze maturate finora e dai riscontri del mercato, Intel sta lavorando a un progetto in grande stile. Presentato in anteprima assoluta da The Verge, Vaunt è un modo completamente diverso di affrontare la questione. O meglio, la ricerca di una via per introdurre la tecnologia negli occhiali con un impatto estetico ridotto al minimo.
Il concetto di base è semplice. Il problema maggiore degli smartglasses è integrare i vari moduli (microfono, videocamera, batterie, sensori, ecc), senza appesantire la montatura, o comunque scendere a compromessi difficili da accettare per chi è destinato a indossarli a lungo. Giusto per fare un esempio, anche i migliori sforzi per nascondere i componenti all’interno delle stanghette, alla fine si traducono in una rigidità dell’insieme a cui risulta difficile abituarsi.
Questa è esattamente la direzione in cui si sta muovendo Intel. Quindi, niente videocamera, niente aree sensibili ai gesti, niente sovrapposizione di display LCD, niente speaker, niente appendici varie. Del tutto simili a comuni occhiali da vista, l’unico indicatore di un’elettronica a bordo è un piccolo segnale luminoso sulla lente destra. L’aspetto visibile, di quel sistema che in pratica proietta le immagini direttamente sulla retina.
Il punto di partenza imprescindibile è proprio il contrario di quello affrontato a suo tempo da Google. All’apparenza, deve cambiare il meno possibile rispetto alle consuetudini. Questo non significa naturalmente rinunciare alle funzionalità, ma lavorare per ridurla all’essenziale e renderla meno visibile possibile. Nonostante quanto possa aver pensato Google a suo tempo, una scelta vincente anche in ottica di marketing.
Il risultato è tangibile. Il gran lavoro di ingegnerizzazione ha permesso di ridurre a due minuscoli moduli tutta l’elettronica necessaria, collocata sulle stanghette in prossimità delle cerniere. Il punto meno flessibile delle montature e il meno fastidioso alla vista.
Come tutto questo sarà utilizzato, è ancora presto per dirlo. Il progetto Intel infatti prevede al momento soprattutto la fornitura degli strumenti agli sviluppatori, in misura non molto diversa da quanto avviene storicamente con i processori. Tuttavia, una traccia di funzionalità è già stata ipotizzata. Dalle più prevedibili indicazioni direzionali e notifiche, al molto promettente supporto alle attività sportive. Al momento, ancora qualcosa capace di ricoprire il ruolo di una sorta di smartwatch, destinato però nel tempo a trovare applicazioni molto più mirate. La prospettiva infatti, non è molto diversa dalla strada imboccata proprio da smartwatch e tracker, capaci in breve tempo di trasformarsi da appendici dello smartphone a dispositivi indipendenti pronti a rispondere a esigenze manifestate con l’utilizzo diffuso.