Da Capo Nord all’Alaska, con Di Felice Suunto 9 entra nel clima dell’avventura

Da Capo Nord all’Alaska, con Di Felice Suunto 9 entra nel clima dell’avventura






Messo duramente alla prova da condizioni climatiche estreme, lo smartwatch garantisce al ciclista estremo supporto e sicurezza

Raramente, quando si parla di capacità di affrontare l’estremo gli slogan pubblicitari rispecchiano fedelmente le caratteristiche di un prodotto . Nel caso di Suunto però, certe definizioni sono pienamente giustificate. Non tanto per le dichiarazioni di circostanza, quanto per le prove sul campo e i resoconti dei rispettivi protagonisti.

Il ciclista del ghiaccio

L’ultimo in ordine di tempo Omar Di Felice, vero e proprio ciclista estremo. Reduce infatti da un’avventura invernale verso Capo Nord, l’esploratore è già alle prese con la prossima spedizione prevista in Alaska. Nel suo corredo, anche il Suunto 9, pronto ad affrontare una nuova sfida di 1.400 km in bicicletta in nove giorni. Dalle sue esperienze, è interessante capire l’utilità e le caratteristiche di un dispositivo wearable in situazioni del genere.

«Ho avuto la possibilità di sperimentare la temperatura limite di esposizione – racconta Di Felice -. A -35°C il display si spegneva. Fortunatamente, continuava però a registrare, consentendomi quindi di salvare tutte le tracce».

Il corredo prevede comunque anche un orologio di backup da tenere al polso. «Grazie al calore corporeo e alla copertura della manica della giacca sarà più al caldo, se così si può dire – prosegue il ciclista -. Conto in questo modo di non perdere neanche un chilometro anche di quest’avventura».

Tra le funzionalità più apprezzate, proprio il rilevamento della temperatura, anche solo per capire quanto la situazione ambientale sia vicino al limite di utilizzo delle varie attrezzature elettroniche e meccaniche, non solo del Suunto 9.

«Anche la funzione cardio è molto utile, in quanto mi permette di regolare lo sforzo fisico in base alla temperatura esterna. Troppo sforzo significherebbe surriscaldarsi e sudare, con conseguente raffreddamento, mentre un ritmo troppo blando potrebbe comportare l’incapacità di regolare ottimamente la propria temperatura corporea».

Aspetto non secondario, la precisione dei dati, in situazioni dove il margine di errore è un lusso che non ci si può permettere. Anche in questo caso, il pur già impegnativo viaggio a Capo Nord si può considerare quasi un banco di prova.

Rotta verso l’Alaska, in compagnia del Suunto 9

«Essermi ritrovato a pedalare per così tanto tempo completamente da solo, avvolto nel gelo dell’inverno artico, è stato un allenamento spero utile a sopportare meglio le rigide condizioni dell’Alaska».

A parte il tratto tra Anchorage e Fairbanks, non appena lascerà la civiltà e inizierà a pedalare sulla Dalton Highway, Di Felice non avrà possibilità di trovare strutture ricettive, se non un piccolo Camp a Coldfoot dove sarà fissata la base. Da lì, ogni giorno è previsto lo spostamento in auto per raggiungere l’inizio del tragitto in bici, per rientrare la sera dopo almeno una decina di ore a pedalare.

Ad attenderlo, una situazione ambientale non proprio amichevole, probabilmente anche per questo affascinante. «Questa volta, un’ammiraglia al seguito mi consentirà di poter contare sull’assistenza necessaria per poter pedalare circa 200-220 km al giorno – conclude Di Felice -. Parliamo di condizioni in cui sono previste temperature tra -20°C e -35°C lungo la Dalton Highway, unito al rischio di forti bufere di neve sul Passo Atigun, a quota 1.400 m».

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