Per Fitbit, la buona salute è un concetto da condividere

Per Fitbit, la buona salute è un concetto da condividere






Le strategie di lungo termine, con accordi mirati a sviluppare funzioni legate alla salute e rendere gli utenti consapevoli

Mentre da una parte Fitbit è impegnata ad affrontare le voci, reali o presunte, di incertezze sul prorpio futuro, dall’altra continua a guardare al futuro senza lasciarsi trascinare dai dubbi. Un futuro sempre più all’insegna della salute e della Sanità, ribadito una volta di più dal CEO James Park nei giorni scorsi in occasione di Time 100 Health Summit.

All’importante appuntamento annuale del settore organizzato dalla testata Time, a Fitbit si è infatti presentata l’occasione per ribadire l’avanzamento dei progetti, per rendere le persone più consapevoli di poter migliorare la propria sensazione di benessere.

Secondo le parole di James Park, una filosofia già sposata da 30 milioni di utenti a livello mondiale, attivi nello sfruttare i dispositivi indossabili Fitibt e ricavarne indicazioni  positive. Pur senza negare le difficoltà attuali manifestatesi in una perdita della quota di mercato, una base importante sulla quale rilanciare.

Uno smartwatch può cambiare la vita

Il principio di fondo resta valido, sfruttare i wearable e l’ormai enorme database a disposizione per invogliare e aiutare a cambiare stile di vita in un’ottica più salutare. Dal movimento fisico al sonno, dal controllo dell’alimentazione a quello del peso, l’impegno Fitbit è non trascurare alcun aspetto.

Compreso quello al momento più delicato, il passaggio dalle semplici funzioni di rilevamento alla validità medica certificata. Impresa attualmente riuscita solo ad Apple tra i produttori del mondo consumer, anche per Fitbit il momento della svolta appare più vicino.

Per soddisfare i requisiti imposti dalla esigente FDA, Fitbit ha scelto la strada della partnership con la Bristol-Myers Squibb-Pfizer Alliance. La collaborazione con una delle più importanti aziende del settore è intenzionata a validare smartwatch e fiband ai fini della possibilità di rilevare aritmie cardiache, sintomi di potenziali infarti o coaguli.

Competenze scientifiche da una parte e specialisti software dall’altra possono aiutare entrambi ad arrivare a un traguardo importante nella prevenzione  e naturalmente alla diffusione dei relativi prodotti. Prima però, c’è un altro aspetto importante, al momento ancora troppo trascurato

Quello che l’utente deve sapere

Fornire agli utenti dei wearable strumenti per ECG, fibrillazioni atriali od ossigenazione, anche certificate, non è sufficiente. La sfida Fitbit è affiancare tutto questo dalla necessaria opera di informazione. Aiutare cioè gli utenti a capire cosa significhi realmente disporre di tali funzioni, e soprattutto come interpretare i dati.

Così, mentre  la concorrenza si gioca la carta di smartwatch più sofisticati puntando sulle maggiori risorse disponibili, Fitbit preferisce invece giocare la carta dell’informazione e della consapevolezza, cercando di allargare il consenso intorno alla possibilità di favorire un cambio nello stile di vita e aiutare ad apprezzarne i vantaggi.

Dovessero arrivare, per i risultati questo significa dover aspettare più tempo. D’altra parte, una volta raggiunto il traguardo, il salto di qualità, e potenziale mercato, sarebbe di quelli decisivi.

Gli esempi non mancano. L’accordo con Bristol-Myers e Squibb-Pfizer è solo il più recente, e probabilmente il più importante, di quelli conclusi finora. Gli studi insieme a diverse organizzazione del settore Sanità sono già avviati da tempo. Per esempio, a Singapore, per iniziativa istituzionale, il 20% della popolazione sarà dotato di wearable Fitibt.

Certamente, tempi più lunghi rispetto alla normale evoluzione tecnologica per avere riscontri dal mercato. Tuttavia, l’obiettivo Fitbit guarda più lontano, con una scommessa più rischiosa ma dalla posta in gioco decisamente più alta, il valore della salute.

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