Fitbit vuole dare ossigeno agli smartwatch, e non solo
Attiva le lettura dell’ossigenazione nel sangue per i modelli Fitbit più recenti. Un aiuto sullo stato di salute, ma anche un segnale di presenza al mercato
La partita del mondo smartwatch consumer nei prossimi anni si giocherà soprattutto sulle funzionalità legate alla salute e alla medicina. Un settore dove Apple appare in netto vantaggio, al momento con pochi rivali, a partire da Fitbit, intenzionata però a non stare a guardare.
In attesa di risolvere le delicate questioni legate alle certificazioni, uno dei principali marchi del settore ha deciso comunque di procedere con un primo interessante passo.
Praticamente tutti gli smartwatch di nuova generazione, hanno integrata la capacità di stimare il livello di ossigenazione del sangue, il VO2. Proprio perché non ancora considerata abbastanza affidabile in un contesto medico, funzione al momento puramente indicativa e di conseguenza disattivata. Dove tanti marchi però cercano di sviare il problema, a partire dall’ambiziosa Garmin, Fitbit ha invece deciso di uscire allo scoperto.
Dal VO2 un aiuto per notti tranquille
A breve infatti, il grafico della variazione stimata dell’ossigeno nel sangue sarà disponibile per tutti i possessori di Charge 3, Ionic, Versa, Versa Lite e Versa 2. La funzionalità utilizza i sensori a infrarossi posti sul retro del dispositivo per stimare la variabilità del livello di saturazione di ossigeno nel sangue.
Ne scaturisce un grafico approssimativo della variazioni della saturazione di ossigeno nel sangue durante il sonno e per questo può essere visualizzato nell’app Fitbit all’interno della sezione dedicata al monitoraggio del sonno.
Proprio la portata limitata ne consiglia l’applicazione limitata al rilevamento del sonno, in condizioni di maggiori stabilità e quindi in grado comunque di fornire indicazioni utili.
La saturazione di ossigeno nel sangue è infatti un indice sulla percentuale del sangue saturata con l’ossigeno. Il suo andamento influisce sul sonno così come sulla salute del cuore e dei polmoni e sulla quantità di energia a nostra disposizione.
In genere, il valore si attesta intorno al 95-100%. Le variazioni dovrebbero essere basse e frequenti, mentre se può marcate potrebbero essere un segnale di disturbi respiratori durante il sonno.
Come ci tiene a ribadire la stesa Fitbit, la nuova funzionalità non è finalizzata a scopi medici. Ufficialmente, “Il suo rilascio rappresenta un esempio del costante impegno a fornire ai propri utenti dati utili per approfondire il proprio stato di benessere, consultando poi il proprio medico per qualsiasi domanda o problema di salute”.
La ragione in più, dare un segnale
In pratica, un potenziale segnale di allarme sulla necessità di rivolgersi a uno specialista dati alla mano, In realtà però, si può affiancare anche un’altra lettura a questo annuncio.
Dopo l’annuncio dell’acquisizione da parte di Google, Fitbit sembra entrata in una sorta di stallo. Il dinamismo caratteristico dell’azienda ha infatti asciato spazio a notizie con il contagocce. Su novità prima di tutto, ma anche sui progetti per il futuro.
Da qui, con buona probabilità la necessità di riacquistare la ribalta e al tempo stesso dare un segnale ai propri affezionati utenti, le cui preoccupazioni iniziano giustamente ad aumentare. La prospettiva di vedere Fitbit risucchiata da Google non è tra le più rassicuranti.
Passare da praticamente sinonimo di smartwatch legato al fitness a asteroide anonimo nella galassia Google non è un’ipotesi così remota. Soprattutto, alla luce delle precedenti esperienzeGoogle nel mondo hardware, praticamente tutte disastrose. Senza dimenticare la poco gradevole prospettiva dei vedere dispositivi Fitbit funzionare con Wear OS.