Ancora buone notizie per i wearable, prima della tempesta

Il primo trimestre dell’anno wearable risente solo in parte del Covid-19, destinato segnare i prossimi mesi. Inattaccabile Apple, tempi duri per Fitbit
Se nell’insieme il mondo wearable gode ancora di ottima salute, nei dettagli del quadro relativo al primo trimestre 2020 tracciato da IDC emergono i primi segnali di un periodo le cui difficoltà sono solo al’inizio. Soprattutto per il settore simbolico degli smartwatch.
Il rapporto trimestrale IDC registra infatti una crescita del 29,7% nelle vendite globali rispetto allo stesso periodo del 2019. Per un totale di 72,6 milioni di prodotti venduti. Per buona parte però, dovuta al buono stato di salute di tracker e smartband e ancora di più degli hearable. Più delicata invece la situazione per gli smartwatch, a tutti i livelli.
Sotto la spinta del lancio dell’apprezzato Charge 4 di Fitbit e delle politiche di prezzo aggressive di Xiaomi e Huawei, i fitband registrano un +16,2% nelle vendite. Niente comunque a confronto con il progresso del 68,3% assestato da auricolari smart e simili, per un totale del 54,9% del mercato.

Il contraccolpo inatteso del Covid-19 sugli hearable
Inaspettata in questo senso la spinta indotta dall’emergenza sanitaria del Covid-19. Le vendite di hearable hanno infatti beneficiato della volontà di ascolto in tranquillità durante la condivisione forzate degli spazi durante il lockdown.
Soprattutto però, un primo effetto collaterale positivo dello smartworking. La necessità di comunicazione con smartphone, assistenti virtuali o semplici conferenze virtuali, sta segnano la crescita di una nicchia importante.
D’altra parte, condizioni per il momento sfavorevoli agli smartwatch, pronti a scontare anche il calo nella produzione asiatica dei componenti. Lo stesso problema condiviso con smartphone e anche PC.
Secondo IDC però, anche un’opportunità. Di fronte all’imprevista necessità di rivedere il concetto di smartwatch alla luce delle esigenze dettate dal Covid-19, la pausa significa anche poter contare su più tempo per la messa a punto dei nuovi modelli.
Tuttavia, nomi come Huawei, Garmin e Huami sono riusciti a reggere il colpo meglio degli altri, grazie alla produzione più distribuita su scala globale e alla crescita già avviata nei mesi precedenti soprattutto in USA ed Europa.

Per i wearable Apple cambia poco, per Fitbit tanto
Ovunque la si guardi, alla guida del settore resta saldamente Apple, con un quota di mercato in crescita sia sul fronte wearable in generale sia limitando la visuale agli smartwatch.
Nel primo trimestre 2020, Apple ha venduto 21,2 milioni di dispositivi indossabili (nello specifico Watch e AirPods), vale a dire il 29,3% del mercato. Una crescita quasi del 60% in un anno, e una quota salita di sei punti percentuali.
Praticamente doppiata Xaomi, con il 10,1% delle vendite registrate e una quota del 14% di mercato. Un passo avanti comunque importante, utile a distanziare Samsung per quanto autore di una prestazione positiva con 8,6 milioni di prodotti venduti, pari all’11,9%.
Delicata invece la situazione Huawei i cui 8,1 milioni di unità vendute rappresentano sì un passo in avanti, non sufficiente però a impedire di perdere spazio, con una quota di mercato scesa da 11,1% a 8,9%.
Peggio ancora però, se la sta passando Fitbit. In attesa di raccogliere i potenziali risultati di Charge 4, al momento si stanno manifestando tutte le difficoltà intravviste a fine 2019. Le 2,2 milioni di unità vendute manifestano infatti un pesante calo del 26,1% nelle vendite e una relativa perdita di mercato del 2,2%, sceso a un anonimo 3%.
In difesa di Fitbit però, IDC indica due fattori. Da una parte, la produzione concentrata soprattutto in Cina sta scontando due mesi praticamente di stop. Inoltre, nel conteggio complessivo pesa l’assenza degli hearable nell’offerta.