Anche l’NBA sposa l’idea dello smartring Oura Health
L’accordo tra Oura Health e la NBA fornirà a giocatori, tecnici e personale uno smartring utile a combattere il contagio da Covid-19
Tra voglia di riprendere tutte le proprie abitudini e timori di dover fare i conti con un ritorno del Covid-19, anche i Paesi più avanti nell’evoluzione dell’epidemia si trovano a dover spesso convivere con situazioni e decisioni difficile. Un aiuto importante in queste fasi arriva dalla prevenzione. Nel caso di Oura, con un approccio decisamente originale, lo smartring Oura Health.
Già presente da qualche anno sul mercato come soluzione dedicata al monitoraggio di alcuni parametri vitali, tra cui la temeratura improvvismaente diventata cruciale, di recente la casa finlandese ha perfezionato Oura Health proprio in quest’ottica, con risultati già importanti.
Oura Health va a canestro con l’NBA
Lo smartring è infatti al centro di un recente accordo con la NBA. In previsione di un’auspicata ripresa degli allenamenti e quindi degli incontri ufficiali, Oura Health è stato adottato come strumento a supporto non solo dei giocatori del più importante Campionato di basket, ma anche al servizio di tecnici e personale di supporto alle squadre.
Per adesso, la società non si è spinta oltre con i dettagli del’accordo. Tuttavia, la sola ufficialità rappresenta un passo importante nelle strategie post Covid-19. Soprattutto, un segnale di voler guardare al futuro in uno dei Paesi ancora in forte difficoltà nel gestire l’epidemia.
Dal punto di vista concettuale, Oura Health non è molto diverso da uno smartwatch. I sensori al suo interno registrano infatti l’attività giornaliera. Secondo il progetto originale, i dati raccolti aiutano a tracciare un quadro sullo stato di salute in generale e sullo stato di forma di uno sportivo in particolare.
Da qui, ricavare indicazioni importanti sui tempi di recupero o su come programmare le settimane successive di allenamento, aiutando a stilare tabelle personalizzate.
L’anello di congiunzione con la buona salute
Nel corso degli anni, Oura Health si è perfezionato. Sia sul fronte estetico riducendo dimensioni e aumentando durata della batteria, sia sul pano dell’affidabilità, migliorando la precisione dei dati rilevati e la loro quantità.
Un aiuto utile per tutti a impostare le giornate sui ritmi migliori per scacciare aspetti come stanchezza e stress o solo migliorare la resa sul lavoro. Aspetto ora interessante, con nuove prospettive nell’ambito della sicurezza sanitaria.
Decisamente più pratico da indossare di notte rispetto a uno smartwatch, come praticamente ogni wearable anche lo smartring comunica via Bluetooth. Da qui, con ogni probabilità, lo spunto per trasformarlo in strumento utile nella lotta al Covid-19
Esattamente come ha portato d’attualità in Italia l’app Immuni, il Bluetooth si presta a perfezione per tracciare i movimenti giornalieri, individuare potenziali situazioni a rischio contagio e nel caso ricostruire i contatti da allertare.
Fortuna o lungimiranza che sia però, la vera differenza per Oura Health è aver anticipato una funzione destinata a diventare indispensabile per i wearable in era post Covid-19, il rilevamento costante della temperatura. Fattore quasi certamente determinante nella decisione della NBA e potenziale veicolo di successo, con gli altri produttori sui vari fronti costretti a inseguire.
Aggiungendo ai dati fisici dell’attività a un’analisi continua dei parametri corporei, aumentano le possibilità di individuare i soggetti più esposti a un potenziale contagio e le situazioni nelle quali questo si diffonde più facilmente, allertando quindi per evitarle.