Nelle mani di DJI Osmo Pocket è facile sentirsi registi
Dalla ripresa a video finali tutti da guardare e condividere, DJI Osmo Pocket mette pochi ostacoli per un salto di qualità
Registrare un video con lo smartphone è operazione alla portata di tutti. Realizzare un buon video, piacevole da guardare a prescindere da contenuti, è decisamente più impegnativo, a partire dall’attrezzatura. Oggi, grazie a dispositivi come DJI Osmo pocket, decisamente meno.
Per chi vuole spingersi oltre la semplice ripresa e arrivare a un prodotto di un certo livello senza spendere tempo e denaro in dispositivi professionali, il jimbal è infatti un’alternativa da tenere in considerazione.
I progressi in questo senso sono stati rapidi e decisamente interessanti. Certamente, anche se non basta acquistare Osmo Pocket per diventare professionisti, i risultati sono pressoché immediati. Aspetto non secondario, con una buona dose di divertimento.
Di fatto, il jimbal è uno strumento per riprese video stabili, in grado di assorbire i bruschi movimenti della mano di ripresa, con in più la capacità di seguire in automatico un soggetto in primo piano.
Sembra facile, e tutto sommato è così
A parole sembra facile, e il pregio DJI è averlo in effetti reso tale. In realtà, per ottenere risultati soddisfacenti, quando non sorprendenti, serve comunque cimentarsi con alcune nozioni di base.
Prima di tutto, a vantaggio di Osmo Pocket le dimensioni. In 121,9×36,9×28,6 mm e 116 g di peso è racchiuso infatti un dispositivo video all’avanguardia. Un ottimo concentrato di tecnologia, con un sistema di stabilizzazione a tre assi, pronto ad adattarsi tempestivamente e dolcemente ai movimenti della mano.
Alto e stretto, si rivela anche ergonomico con una buona impugnatura e i comandi, pochi ed essenziali, messi in modo da poter usare il tutto con una mano sola.
Inevitabilmente, a fare le spese dell’insieme è il display. Pur sfruttando tutto lo spazio disponibile, non si riesce ad andare oltre pochi di centimetri di diagonale. Considerando anche la natura touch dello schermo dal quale accedere a quasi tutti i comandi, all’inizio un limite non da poco.
La situazione migliora comunque con la pratica, grazie anche alla buona sensibilità al tocco della superficie. Nelle quattro direzioni, si riesce così a trovare risposta a ogni necessità, dalle impostazioni di ripresa o di stabilizzazione, alla modalità e ai dati memorizzati.
Subito pronto
Non serve molto prima di riuscire a passare subito all’azione. Almeno per le prime fasi sperimentali, anche senza una lettura approfondita della documentazione. Il tasto di avvio, l’unico insieme a quello di accensione, è infatti una tentazione troppo grossa per non metterlo subito alla prova.
Con esiti decisamente interessanti. La qualità delle scene inquadrate si ritrova in quelle registrate. Merito del sensore CMOS 1/2.3”. Per i meno tecnici, quanto basta a registrare video in diverse modalità fino a 4K con una buona fluidità e a riprendere immagini da 12 MP.
Per i più appassionati, i margini di manovra con le impostazioni manuali non mancano. Anche in automatico però, le prestazioni sono comunque a livello di una buona videocamera amatoriale (naturalmente zoom a parte) o di una macchina fotografica compatta.
In particolare, nei video buona l’esposizione automatica nei cambi di luce durante un movimento. Per le fotografie, niente da dire sulla messa a fuoco, anche con profondità della scena abbastanza spinta.
Per certi versi, proprio la fotografia è una delle sorprese più piacevoli di Osmo Pocket. Con le attese tutte rivolte al video infatti, non è scontato aspettarsi immagini nitide e bilanciate anche in situazioni impegnative.
In particolare, quasi una sorpresa la modalità panoramica. Ci si può infatti scordare procedure complicate o da rifare più volte tipiche degli smartphone. In questo caso, il piccolo jimbal fa tutto da solo, spostandosi quanto serve e scattando al momento giusto per comporre immagini a effetto. Orizzontali a quattro passaggi, ma anche nell’originale formato 3×3.
Questo non deve però distogliere l’attenzione dalla funzione naturale della ripresa video. Qua, prima di tutto può essere necessario qualche passaggio in più per calibrare a dovere la testa cardanica e impostare la modalità di inseguimento del soggetto.
Voglia di spingersi oltre
Non si può considerare esattamente un’operazione immediata. Dimensioni del display e organizzazione dei comandi rischiano di mettere a prova la pazienza e mandare a vuoto diversi tentativi. Una volta imparata la strada però, ci si può concentrare sulle riprese.
Con la dovuta pratica, i risultati non tardano ad arrivare. Imparato a decidere se tenere l’obiettivo legato al movimento della mano di ripresa o a quello del soggetto, i vantaggi del jimbal appaiono evidenti. Anche sul piccolo mirino, qualità, fluidità e soprattutto stabilità, assumono un significato diverso a quello di chi è abituato a uno smartphone.
Risultati facilmente incrementabili prendendo confidenza con le impostazioni avanzate. Il momento in cui inizia a farsi apprezzare Mimo, l’app a supporto. In pratica, una vera e propria espansione di Osmo Pocket sfruttando la porta USB dello smartphone.
Tutt’uno con lo smartphone
Sfruttando uno dei due connettori in dotazione, Lightning o USB-C, i due apparecchi diventano infatti tutt’uno, o quasi. Anche se l’idea infatti è decisamente buona, qualche ritocco da mettere in preventivo non manca.
La sensazione di affidabilità del punto di giunzione non ispira infatti affidabilità totale. Inoltre, l’ergonomia dell’insieme non è certamente delle migliori. Per assurdo, tanto più problematica quanto più è grande lo schermo del telefono.
Dalla comoda presa con una mano si passa infatti a dover tener l’insieme saldamente con entrambe. Attivare i comandi a questo punto diventa meno immediato, soprattutto quelli più lontani dai lati.
Il risultato vale comunque lo sforzo di cambiare modo di operare. La visuale è decisamente migliore, così come il rischio di eseguire un comando sbagliato diminuisce drasticamente.
Video editing a portata di touch
A prescindere da come si ottengono immagini e filmati, una volta soddisfatti del lavoro può venire da chiedersi come sfruttarli. La risposta in questo caso ha pochi dubbi, è a portata di mano con Mimo.
Pensare di usare uno smartphone, neppure di ultima generazione, per del video editing di buon livello può apparire un azzardo. In questo caso però, bisogna ricredersi.
Partire da video e immagini per arrivare a un lavoro completo è infatti molto più facile di quanto ci si possa aspettare. Ancora meglio, senza doversi per forza di cose affidare a una delle diverse modalità guidate o a modelli predefiniti, comunque utili e validi.
Anche nell’ipotesi più complessa, fare tutto da soli, la procedura si rivela semplice. Selezionato il materiale da usare in ordine con il quale si vorrà inserirli, ricordando come il catalogo visualizzi prima i più recenti, si passa subito all’editor con una bozza già impostata.
Nonostante le dimensioni ridotte dello schermo per un lavoro di video editing, la libertà di azione è decisamente buona. Spostare, tagliare, riordinare video, introdurre transizioni, titoli e perfino musiche da una libreria non dovrebbe comportare ostacoli insormontabili anche a chi non ha molta pazienza o esperienza al riguardo.
Soprattutto dal momento che il risultato si fa apprezzare. Probabilmente, a lungo andare il vero fastidio saranno i troppi elementi inseriti nella schermata principale dell’app, molto più orientata a suggerire video da guardare o materiale da consultare.
Comunque, alla fine il risultato sarà quasi sicuramente soddisfacente. Anche in fase di codifica Mimo si rivela abbastanza veloce, circa un minuto per ogni minuto di filmato con un telefono nella media.
Il risultato, un file intorno ai 256 MB ogni sessanta secondi, a condividere nella community DJI o più verosimilmente recuperare dalla memoria per caricarlo sul social preferito.
Nel caso specifico, realizzato non tanto con immagini a effetto, ma per mettere alla prova le funzioni più importanti, come stabilità, esposizione e fluidità. Montato, con titoli e colonna sonora, porta senza esitazioni a un giudizio globale positivo.
Il momento giusto per cominciare
Resta naturalmente da inquadrare il prezzo. Ufficialmente, DJI Osmo pocket costerebbe 359 euro, capaci di scoraggiare buona parte dei propensi all’acquisto. In ogni caso, come uno smartphone di fascia media, dove la funzione foto e video spesso indicata spesso quale caratteristica principale non regge decisamente il confronto.
Complice il recente arrivo della nuova versione Pocket 2, è certamente da valutare l’opportunità di contare su un prezzo decisamente più interessante, al di sotto dei 200 euro.
Pubblicato il 9/2/2021