Anche i wearable cedono il passo all’inflazione
Il primo segnale di rallentamento del mondo wearable dopo anni di crescita ininterrotta non solleva particolari preoccupazioni
Frenata d’arresto imprevista per il mondo wearable. La conferma, inattesa ma prevedibile, arriva da IDC. Nel secondo trimestre dell’anno infatti, le consegne sono scese del 6,9% rispetto allo steso periodo dell’anno precedente.
Di per sé, il fatto non dovrebbe destare particolari preoccupazioni. Per i produttori di smartwatch, auricolari e altri apparati, un segnale però da cogliere per tempo, analizzare senza allarmismo ingiustificato e provare a correggere la rotta.
Anche perché le cifre restano comunque elevate. L’ammontare dei wearable venduti ammonta comunque a 107,4 milioni di unità. Inoltre, le ragioni per giustificare un rallentamento nelle vendite non mancano.
Impossibile sfuggire al quadro generale
A partire dal quadro generale. Da anni infatti, i dispositivi indossabili registrano una crescita senza interruzioni. Anche e soprattutto durante i periodi i lockdown, le difficoltà legate alla carenza di materie prime e quelle nella logistica.
Facile inoltre pensare come buona parte di chi sia interessato a utilizzare un wearable l’abbia ormai comprato e quindi il settore si stia spostando sempre più verso la fase di sostituzione, maggiormente legata ad altri fattori, meno regolari.
Sicuramente, anche la ripresa dell’inflazione viene segnalata da IDC come una delle cause principali e la relativa necessità per molti di rivedere le proprie priorità. Dove oggettivamente uno smartwatch o l’ultimo modello di auricolari total wireless non si possono certo definire indispensabili.
Infine, da non ignorare anche il periodo di riferimento. Subito a ridosso de principali annunci, in ordine di tempo, di Samsung a inizio agosto, Fitbit verso la fine del mese e naturalmente Apple a settembre. Ragione di una possibile fase di riflessione in attesa di poter vedere i nuovi modelli.
Tutti sulla stessa barca
Una situazione dove al momento nessuno può chiamarsi fuori. Quattro dei cinque principali marchi per numero di vendite complessive (Apple, Xiaomi, Samsung e Huawei) condividono infatti la situazione di calo. L’unica a chiamarsi fuori al momento è boAt, peraltro presente in un numero inferiori di mercati rispetto ai rivali e con una quota comunque ridotta.
Dal punto di osservazione degli esperti IDC, una situazione destinata a durare fino alla fine dell’anno. L’avanzata dei marchi più a basso costo mette in difficoltà chi si ostina a mantenere invece i prezzi sulla fascia più alta. Con l’ulteriore difficoltà del rafforzamento del dollaro, dal quale scaturiscono ulteriori aumenti per chi vive al di fuori degli USA.
Una situazione destinata però a invertirsi già a partire dal prossimo anno. Non tanto per una ripresa delle vendite in Europa e in Italia, quanto invece per le potenzialità dei mercati emergenti e per la sostituzione di wearable entry level in favore di modelli più completi.
Pubblicato il 21/9/2022