Il vero test di Vision Pro può essere il prezzo
Le ragioni del prezzo di Vision Pro non mancano, e tra queste anche una sorta di test Apple in previsione di una versione light
In poche altre occasioni, forse nessuna, si è discusso del prezzo di un nuovo prodotto Apple come nel caso del recente Vision Pro. Considerando le abitudini dell’azienda, una considerazione non da poco.
Questa volta però, i 3.500 previsti per l’acquisto verso la fine dell’anno potrebbero avere un significato diverso da quell’apparente controsenso di riuscire a convincere masse di persone a potersi permettere un dispositivo esclusivo.
Il perché lo spiega chiaramente Mark Gurman nelle sue più recenti riflessioni su Bloomberg. La ragione più semplice è un puro ragionamento economico. Secondo le previsioni di vendita Apple, per adesso il prezzo è poco più di quanto serva a coprire i costi di un investimento stimato in 15 miliardi di dollari.
Il costo dell’innovazione
In questo senso, il discorso sembra reggere. In effetti, gli anni di sviluppo e le tecnologie adottate sono a tutti gli effetti innovative, e quindi costose. Dal doppio processore alle particolarità del display, fino al sistema audio, c’è un insieme di brevetti e soluzioni inedite.
Se il chip M2 è già utilizzato anche su Macbook, l’R1 è stato concepito appositamente. Discorso simile per il display, più ancora della qualità, per la visuale semitrasparente, inedita per un visore. Al quale si aggiunge una quantità di telecamere e sensori come nessun altro rivale ha azzardato finora.
Nonostante buona parte di queste caratteristiche fossero previste e attese, l’annuncio ei 3.500 dollari per Vision Pro non ha mancato di manifestare sorpresa già all’interno dell’auditorium nel Campus Apple sede della presentazione.
Anche i tempi sembrano studiati in direzione di una strategia attenta collegata al prezzo. I sei mesi prima della disponibilità di Vision Pro possono essere utili a riconoscerne il valore. C’è da scommetterci, con l’avvicinarsi della data, la relativa campagna di marketing saprà attirare clienti.
Proprio nelle strategie di marketing si può trovare la vera risposta a un prezzo a oggi così fuori dal mercato, circa dodici volte un buon prodotto attualmente in commercio. In realtà, il vero obiettivo Apple è aprire la strada a una versione più economica. Invogliando così la sensazione di potersi permettere un dispositivo comunque costoso, comunque più della media, ma meno di quanto sembri inizialmente.
Il vero visore Apple deve ancora arrivare
Un segnale interessante in questo senso arriva proprio dal nome. Vision Pro richiama un versione più sofisticata, alla quale è lecito vedere affiancato nel giro di un paio di anni un modello base, qualcosa dle tipo Vision One o semplicemente Vision.
Le possibili differenze sono da scalare rispetto alla configurazione attuale, oggettivamente quanto di meglio possa offrire la tecnologia per la realtà virtuale.
Gli spazi per risparmiare in effetti non mancano. Facile pensare a una diminuzione nel numero delle telecamere e dei sensori, diminuendo anche le distanze rispetto alla concorrenza senza tuttavia avvicinarsi troppo.
Oppure, rinunciare al sistema audio spaziale integrato, in favore di un paio di AirPods. Anche sul fronte display si può scendere a compromessi con la qualità senza comunque comprometterla.
Più difficile invece pensare di rinunciare alla semitrasparenza, una sorta di marchio distintivo per Vision Pro. Così come il sistema per il tracciamento degli occhi, mentre si può accettare una regolazione manuale ella distanza oculare invece di quella automatica.
I programmi Apple hanno già fissato per fine 2025 una nuova versione del visore. Un tempo ristretto, comunque utile per raccogliere i primi riscontri dal mercato e capire come muoversi, se insistere su un’unica versione di punta o invece giocare la carta di quella light.
Sempre che nel frattempo, non necessariamente una battuta, il prezzo sia talmente alto da far solo calare l’interesse per la realtà virtuale. In un periodo inedito dal punto delle difficoltà economiche rispetto agli annunci storici di Apple, un rischio neppure così lontano.
Pubblicato il 15/6/2023