Per Ai Pin gli esami sono già iniziati, la rivoluzione può attendere
La rivoluzione promessa da Ai Pin chiederà del tempo. Secondo gli esperti, il potenziale non manca, ma i limiti da superare sono tanti
Trovare qualcosa di nuovo da inserire in uno smartphone, è ormai un’impresa sempre più difficile. Per chi vuole conquistare spazio nel settore, l’unica è cercare alternative, qualcosa di completamente nuovo, in grado di far sembrare obsoleto il tanto amato dispositivo personale. Humane è convinta di poterci riuscire con Ai Pin.
La particolare spilla smart lanciata pochi giorni fa dopo un’efficace campagna di marketing, promette infatti di cambiare le nostre abitudini, aumentando il livello di interazione gestuale e puntando sull’ormai immancabile intelligenza artificiale.
Superato l’entusiasmo della presentazione ufficiale negli USA, dove sarà confinato anche il primo periodo di commercializzazione, è il momento delle prime analisi degli addetti ai lavori. Sicuramente incuriositii, molto meno ottimisti sull’obbiettivo finale.
Questo non significa però che Ai Pin sarà un fallimento. Sostituire abitudini ormai universali e diffuse da tempo è sicuramente arduo. D’altra parte, quanto visto finora non sembra eppure lontanamente sufficiente.
Pregi e difetti di una svolta
Sicuramente, praticità e potenziale utilità del wearable non mancano. Dimensioni estremamente ridotte, possibilità di sostituire il display con un qualsiasi superficie, palmo della mano compresa, grazie al minuscolo proiettore. Funzioni supportate da intelligenza artificiale capaci di selezionare, consigliare o interagire in modo personalizzato sono sicuramente intriganti. Dietro però, i difetti non mancano.
A partire da un’autonomia con molte incognite. La durata della batteria, per forza di cose piccola, non è stata indicata, ma la dotazione di serie ne prevede due. Facile quindi intuire come in realtà una non basti per arrivare neppure a fine giornata.
Inoltre, se per chiamate, messaggi e caricamento di immagini e video è sicuramente una valida alternativa allo smartphone, la visualizzazione monocromatica non regge il confronto con lo schermo a colori.
Sicuramente, la capacità di connettersi in autonomia alla rete mobile a u Wi-Fi a seconda di cosa più conveniente, è un passo avanti. L’interfaccia vocale è altrettanto utile, ma trovarsi per esempio a parlare con un frutto per chiedere ad Ai Pin se possa essere salutare o meno, è quanto meno insolito.
Le perplessità quindi non mancano. Dare l’impressione di parlare da soli in un contesto pubblico non è detto piaccia a tutti. Anzi, spesso è fastidioso sentire un vicino di viaggio su un mezzo pubblico impartire ordini ad alta voce al proprio smartphone. Si può solo immaginare cosa possa succedere se dovesse diventare la regola per tutti. Oltre a capire quanto siano realmente disposti ad ascoltare in pubblico i propri messaggi personali.
Perplessità e curiosità
Sicuramente, come spiega Katie Notopoulos su Business Insider, Ai Pin può essere un buon complemento allo smartphone, per chi non vuole necessariamente averlo sempre appresso. Per quello però, oggi c’è già lo smartwatch, più pratico, più economico e senza confronto sull’autonomia. D’altra parte, comunque accoppiato al telefono, salvo casi rari.
Se si vuole a tutti i costi restare connessi senza i potenziali fastidi dello smartphone, soprattutto fuori da un ambiente di lavoro, l’alternativa può diventare sicuramente interessante. Il dubbio espresso, non è l’unica e al momento neppure la migliore.
Ci sono però aspetti importanti da tenere in considerazione. Ai Pin segue una strada completamente nuova, e quindi presumibilmente altrettanto lunga e difficile. L’idea è sicuramente interessante e bisogna capire come risponderà il mercato e sarà di conseguenza sviluppata.
Secondo Julie Ask di Forrester, un primo risultato importante è la capacità di racchiudere tante funzioni in un dispositivo estremamente compatto, e quindi pratico, da non dover essere tenuto in mano. Alcune funzioni inoltre, sono effettivamente innovative. Per esempio, restando nell’ambito della frutta, una stima nel peso di prodotti tenuti in mano, rivelatasi veritiera. Dal punto di vista più concreto, la possibilità di interagire via voce senza più dover attivare il sistema con un messaggio dedicato. In prospettiva, arrivando a anticipare le possibili richieste, assimilando nel tempo i comportamenti dell’utente.
Più di innovatore, Ai Pin sarà pioniere
Tutto questo non servirà probabilmente a una rapida diffusione. Probabilmente, neppure l’obiettivo Humane. Il costo di 699 dollari, abbonamento escluso, sembra infatti pensato per un’utenza selezionata, e soprattutto motivata. Quanto serve per acquisire la necessaria esperienza dalle prove sul campo e capire come muoversi in futuro.
Tra gli aspetti da valutare, anche lo sviluppo di nuove funzioni. Ai Pin funziona con un sistema proprietario, al momento chiuso e quindi con poche prospettive di vedere una rapida crescita di app. Inoltre, per convincere gli utenti a cambiare abitudini serve tempo. Gli smartphone sono sul mercato ormai quasi da vent’anni e gli smartwatch da una decina, modificando abitudini già consolidate su PC e tablet. Qua invece si parla effettivamente di una proposta completamente diversa.
I dubbi quindi non mancano, così come le potenzialità. Da non sottovalutare, entrambi i cofondatori Imran Chaudhri e Bethany Bongiorno arrivano da Apple, abituata a sfide di tale portata. Se e quando Ai Pin dovesse diventare la regola, difficilmente sarà ome è stata presentata oggi, ma altrettanto sicuramente Humane potrà contare su un vantaggio competitivo da non trascurare.
Più in generale, come sottolinea Daniela Rao di IDC, l’aspetto forse più interessante è come il corpo umano stia diventando la frontiera di sviluppo delle nuove interfacce, applicazioni e device destinati a contendersi la nostra attenzione e anche il nostro budget.
Pubblicato il 16/11/2023