Non solo stress, la tecnologia è anche fonte di benessere

Non solo stress, la tecnologia è anche fonte di benessere

Una ricerca Samsung risalta il legame tra la tecnologia e il benessere. Quando ben utilizzati, strumenti come i wearable sono un toccasana

In occasione dell’International Self-Care Day, la giornata dedicata alla cura di sé, lo scorso 24 luglio Samsung ha presentato una interessante ricerca sui cambiamenti nella abitudini umani indotti dalla diffusione della tecnologia come fonte di benessere.

La ricerca Trend Radar, condotta insieme a Human Highway rivela un atteggiamento per lo più attento ne prendersi cura di sé nel quotidiano. Il 64% del campione cerca infatti il più possibile di occuparsi del proprio benessere, nonostante gli impegni, mentre per il 27% questa è un’autentica priorità. In particolare, per quanto riguarda i Millennial e la Gen Z, entrambi 30%.

La buona musica è sempre una cura ideale

Al riguardo, la tecnologia viene considerata uno strumento importante. Nel 70% dei casi riferendosi al benessere fisico e nel 64% come supporto per il mental wellbeing. Aspetto non scontato, si parla soprattutto di uomini, con una distanza di dieci punti percentuali rispetto alle donne.

L’aspetto più apprezzato è sfruttato  è l’ascolto della musica, indicato dal 34%. Subito dopo però, entrano in gioco le potenzialità tipiche dei wearable, a partire dal monitoraggio dell’attività (34%), importante soprattutto per i Millennial (39%).  Al quale si aggiunge la possibilità di tenere traccia dei propri traguardi (32%). Al quarto posto emerge il monitoraggio del battito cardiaco (28%), ma è apprezzato poter contare anche su uno strumento utile a non essere troppo sedentari, invitando al movimento.

Un wearable per sentirsi bene

Se di giorno più in generale viene apprezzato l’aspetto social, verso sera si apprezza maggiormente l’apporto della tecnologia alla ricerca di relax e benessere più in generale. Ricerca di brani di sottofondo e tracciamento del sonno sono le attività preferite per il 26% degli intervistati. Sono in particolare gli uomini (28%) e, dal punto di vista generazionale, la Gen Z (28,5%) a tracciare il proprio sonno attraverso lo smartwatch o a configurare le giuste ore di sonno con un taglio personalizzato (26%) sul proprio device.

A livello generale, il dispositivo che risulta più di aiuto per perseguire uno stato di benessere resta come prevedibile lo smartphone (68%), seguito a grande distanza dal computer (38%) e dallo smartwatch (23%). Segnale comunque interessante di una percezione ormai consolidata sull’utilità dei wearable come strumento utile a controllare il proprio benessere.

Pubblicato il 12/8/2024

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