Dentro il cuore di un wearable battono sensori sempre più smart

Dentro il cuore di un wearable battono sensori sempre più smart

Protagonisti nel successo dei wearable, i sensori restano in piena evoluzione, per un apporto ancora più importante alla salute

Buona parte del successo dei wearable, in particolare gli smartwatch, è da ricondurre soprattutto al loro aspetto estetico combinato alla praticità. Forme, linee, colori e materiali hanno convinto tanti a riallacciarsi al polso un orologio, contando su una serie di informazioni e funzioni più pratiche o inaccessibili dagli smartphone.

Questo però, è possibile solo grazie alla parte meno visibile degli smartwatch e dei wearable più in generale, i sensori. Per l’utente, in genere significa poco più di una o più piccole luci LED  lampeggianti, indispensabili per monitorare i vari parametri sull’attività fisica e la salute.

Prima di ogni altro aspetto, è il vero centro della sfida nel settore wearable. I componenti in grado di portare le novità sul mercato e trasformarle in nuovi modelli. Non stupisce quindi come sia uno dei settori più attivi del momento. Secondo IDTechEx, destinato a raggiungere un valore di mercato complessivo pari a 7,2 miliardi di euro nel 2035.

Dopo il primo passo, i sensori hanno fatto tanta strada

L’originale conteggio dei passi ha lasciato spazio a una serie di sensori e relative funzioni impensabili fino a pochi anni fa. Con buona probabilità, la stessa considerazione si potrà fare già molto prima del 2030.

La ricerca è infatti sempre molto attiva, e le prospettive appaiono già molto interessanti. Ci sono infatti mercati wearable ancora tutti da scoprire, a partire dalle grandi potenzialità dei cerotti smart, sia in termini di salute sia per l’attività fisica. Ma anche una più generale applicazione all’abbigliamento smart per rilevamenti più completi e accurati.

Senza trascurare l’apporto al momento ancora inespresso di strumenti come la realtà virtuale, la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale.

Per andare oltre le possibilità attuali, servono anche nuovi modi di sviluppare i sensori e nuovi dispositivi in grado di sfruttarli. Anche perché, componenti come accelerometro o giroscopio, oggi hanno margini di guadagno minimi e di conseguenza i produttori devono trovare nuove opportunità da proporre al mercato.

Il sensore che verrà

Per i sensori luminosi, quelli più visibili sugli smartwatch, il discorso è diverso. C’è infatti ancora qualche margine di evoluzione. Per esempio, per misurare la pressione nel sangue o il livello di glucosio. Aspetti molto importanti sul fronte della salute, potenzialmente in grado di migliorare la qualità di vita per tante persone alle prese con diabete o problemi cardiaci.

Un discorso simile riguarda gli elettrodi. Sensori in grado di rilevare dati in base alle reazioni dell’organismo a piccoli segnali elettrici. I primi esempi sono funzioni come l’ECG, ma si possono ricavare anche indicazioi più approfondite su analisi del sonno e livello di stress. In futuro, destinati a ricavare informazioni direttamente dalla pelle attraverso smart patch, utile anche in tema di salute.

Riguardo alla salute, intesa come assistenza in caso di problemi o malattie, è lecito attendersi novità importanti dai sensori chimici. Un passo in più rispetto a quelli più comuni, ma anche più delicati. Dove per esempio oggi per monitorare il livello di glucosio nel sangue è spesso necessario un’operazione minimamente invasiva, tra non molto ci si può aspettare di riuscire a superare anche questo limite, e ricavare analisi sui valori biologici in modo non molto diverso da come oggi si contano i passi.

Pubblicato il 3/12/2024

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