La rinascita Pebble, lo smartwatch essenziale del ritorno alle origini
Vero e proprio pioniere degli smartwatch, nel tempo Pebble si è persa nelle maglie Google. Ora però si prepara un grande ritorno indipendente
Un buona parte delle tantissime persone che oggi indossano uno smartwatch, quasi certamente ignora chi sia Eric Migicovsky, fondatore di Pebble. Eppure è per buona parte a lui se oggi si può scegliere tra una serie sempre più ampia di modelli e continui aggiornamenti.
Si parla infatti della persona e dell’azienda capace più di ogni altra di portare gli smartwatch al grande pubblico. Correva l’anno 2008 quando il progetto Pebble ha iniziato a prendere forma, per vedere la luce poco tempo dopo attraverso una delle prime campagne su Kickstarter di maggiore successo.
Come facile prevedere, si trattava di uno smartwatch estremamente semplice, ma con diverse caratteristiche attuali e apprezzate ancora oggi. Al punto da essere pronto a tornare attuale.
Lo spirito Pebble non muore mai
Intuito il potenziale, Pebble è stata acquistata da Fitbit, altro pioniere del settore wearable, e valorizzata a dovere. Quando però è arrivato l’interesse di Google, con relativo incorporamento, le cose sono cambiate. Lo sviluppo è bruscamente rallentato, le strategie sono andate molto più in direzione dei dati rispetto all’hardware e l’enorme potenziale oggi è sfruttato solo in parte.
La passione di Eric Migicovsky per il suo primo grande amore non si è però spenta. Considerata la situazione, ha chiesto e ottenuto da Google, l’apertura del codice di PebbleOS, il cuore dello storico smartwatch, deciso a rilanciare il progetto.
Dietro quella che all’apparenza può sembrare un’operazione nostalgia, emerge una realtà non così lontana dall’idea di Pebble. Per quanto infatti gli smartwatch attuali siano sempre più sofisticati e ricchi di funzioni, non è necessariamente quanto richiesto da tutti i potenziali utenti.
Semplicità e sobrietà conservano infatti un fascino indiscusso, con non pochi vantaggi. Un display può infatti essere piacevole da vedere anche senza una risoluzione o un luminosità elevate, considerando le dimensioni. Così come non a tutti servono funzioni come l’ECG, il VO2 Max, la saturazione nel sangue o la temperatura.
Alla fine dei conti, molti utilizzano solo una parte delle funzioni di uno smartwatch, Si parla naturalmente di notifiche, promemoria, lettura veloce di messaggi ed e-mail, gestione della musica sullo smartphone. Anche chi pratica sport, non ha bisogno necessariamente di un GPS se si porta dietro sempre e comunque lo smartphone.
Tutto e solo ciò che serve. E il prezzo ci guadagna
Tutte considerazioni ancora attuali, alle quali le leggi della concorrenza oggi danno sempre meno risposte e dove Pebble può trovare ancora spazi interessanti. Anche e soprattutto per una logica conseguenza.
Essenzialità e praticità, a partire da pulsanti reali e funzioni realmente utili ma facili da usare, con ampi spazi di personalizzazione sui quadranti, si traducono in un prezzo potenzialmente inferiore alla media, e neppure di poco.
Un discorso da estendere facilmente all’autonomia. Meno fronzoli, significa anche meno consumio, e potersi praticamente dimenticare della necessità di ricarica, senza bisogno di appesantire lo smartwatch con batterie sempre più grandi.
Per chi guarda al sodo in uno smartwatch, presto Pebble tornerà a essere un’alternativa sicuramente interessante. Come garantisce Eric Migicovsky, con meno compromessi di quanto ci si potrebbe aspettare.
Pubblicato il 30/1/2025