La triplice sfida dei wearable: innovazione, semplicità e prezzo

La triplice sfida dei wearable: innovazione, semplicità e prezzo

Il futuro dei wearable legato alla capacità di assecondare i cambiamenti su funzionalità, a volte troppe, maggiore varietà e meno spesa

Buona parte della popolarità degli smartwatch, e dei wearable più in generale, è da riconoscere all’elemento più nascosto e all’apparenza meno intrigante, i sensori. Quei piccoli moduli elettronici, per quanto all’apparenza insignificanti, restano il cuore di ogni dispositivo, e su questi si giocheranno le prossime sfide.

Secondo IDTechEx, non facili e neppure poche. Tra le tante però, tre in particolare meritano attenzione da parte di chi intende confermarsi protagonista del mercato o da chi ambisce a diventarlo. In gioco, una parte, più o meno consistente del calore complessivo di 7,2 miliardi di dollari entro il 2035, al termine di una crescita prevista del 5% all’anno.

Innovare senza strafare

Prima di tutto però, è necessario cercare nuovi sbocchi per i wearable, e non limitarsi solamente ad aumentare l’affidabilità o ridurre consumo e dimensioni. Soprattutto, negli ultimi tempi, l’offerta si sta molto uniformando dal punto di vista della tecnologia, lasciando le differenze principalmente al design e ai materiali, oltre alla capacità di fidelizzare gli utenti.

Sicuramente, la sfida sul fronte medico è appena agli inizi e la corsa a certificare funzioni come misurare la pressione del sangue o il livello di glucosio è aperta. Resta tuttavia da valutare sul campo quanto effettivamente possano fare la differenza su larga scala.

L’esempio dell’ECG potrebbe insegnare qualcosa. Funzione sicuramente innovativa, interessante e anche utile. Superata la fase di curiosità, è tutto da valutare quanto sia realmente utilizzata se non da chi ne ha sente espressamente il bisogno, o come supporto a una terapia.

Ci sono altri fattori, fino a poco tempo fa difficili da prevedere. In alcune situazioni l’intelligenza artificiale rischia di trasformarsi da alleato a rivale. Per esempio, i wearable per il controllo a distanza di pazienti a persone che vivono da sole, se la dovranno vedere con videocamere di sorveglianza in grado di svolgere funzioni simili. Forse più complessi, ma meno dipendenti dalla necessità di indossare uno smartband o dall’autonomia.

Evitare complicazioni inutili

Un altro elemento alla base del successo dei wearable è la semplicità d’uso. Pochi funzioni significava anche pochi comandi e senza possibilità di errore. Già oggi, in tanti smartwatch ci vuole più tempo a trovare la funzione desiderata rispetto a quello in cui serve utilizzarla.

Continuare a seguire questa strada, rischia di rivelarsi controproducente. Pensare di aumentare a oltranza le dimensioni della cassa non è una strada percorribile per un dispositivo che, a differenza dello smartphone, non può essere appoggiato su un tavolo o riposto in una borsa quando non serve.

Inoltre, con ripercussioni importanti sull’autonomia. Finora, la soluzione è stata aumentarne la dimensione, e di conseguenza le dimensioni. Strada però difficile anche questa da proseguire a oltranza. Confidare in una riduzione dei consumi senza pensare ad alternative anche su altri fronti, non sembra la strategia più saggia.

Il prezzo fa più la differenza

Non può infine mancare qualche considerazione sui costi. La tendenza degli ultimi anni, di approfittare di ogni nuovo annuncio per alzare il livello di ingresso nel mondo wearable, è sempre meno valido. Oggi, anche una spesa di cento euro è per molti tutta da valutare. Il conseguente rischio di perdere clienti in favore dei marchi più aggressivi da questo punto di vista, è sicuramente concreto.

Non si può quindi escludere l’ipotesi avanzata a IDTechEx, solo all’apparenza provocatoria. Nel settore dei wearable si potrebbe assistere all’avvento di un sorta di contratti a canone, legati al servizio e non al modello specifico.

In pratica, a fronte di una spesa mensile, o annuale certa, avere la certezza di poter contare sul modello più recente in commercio, senza spese aggiuntive per ogni aggiornamento. L’inizio della generazione wearable-as-a-service.

Pubblicato il 24/2/2025

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