I wearable alleato migliore per la salute, a certe condizioni

I wearable alleato migliore per la salute, a certe condizioni






L’evoluzione dei wearable li ha resi uno strumento indispensabile per migliorare salute e assistenza. Servono però garanzie

Il contributo alla salute e più in generale al benessere è probabilmente il risultato più importante raggiunto dai wearable. L’esempio più evidente, superata presto la destinazione originale di terminale da polso per le notifiche dello smartphone, lo smartwath si è rivelato un aiuto e uno stimolo a seguire uno stile di vita più sano. Sulla scia di questi traguardi, il passaggio successivo sarà aumentare questo supporto. Come e quando, ha provato ad analizzarlo WT in occasione dell’appuntamento annuale Wearable Technologies Conference 2023 in calendario per inizio agosto a San Francisco.

La possibilità di tracciamento istantaneo di un numero crescente di parametri, e con maggiore affidabilità, rende gli smartwatch ottimo alleato prima di tutto per la prevenzione, ma anche per le situazioni di trattamento e riabilitazione. Seguendo, oltre alla frequenza cardiaca anche sonno e stress, si riesce infatti a comprendere meglio i progressi di un paziente e calibrare meglio le cure.

Strada aperta verso la telemedicina

Da qui a una vera e propria telemedicina, il passaggio è ormai vicino. Pur con tutta la prudenza del caso, il contributo degli smartwatch alla salute è ormai consolidato. Se non sempre con affidabilità a livello medico, almeno per fornire indicazioni e supporto.

Sicuramente, eseguire i pazienti da remoto, riducendo la necessità di spostamenti in ambulatorio allo stretto indispensabile, è una realtà. Estendendo inoltre la possibilità di monitoraggio all’intero arco di una giornata. Con importanti ripercussioni anche sui costi e la qualità del sistema sanitario.

Per raggiungere obiettivo come questo servono però alcuni passaggi fondamentali. Primo tra tutti, uno standard sui dati. Al riguardo, attualmente ogni produttore agisce per contro proprio, anche perché i dati raccolti rappresentano un patrimonio. Metterli a fattor comune è sicuramente un passaggio difficile ma indispensabile.

Questo permetterà il passaggio successivo, portare i wearable a vero e proprio strumento per rendere accessibili a chiunque le questioni legate alla salute. Aiutare cioè a risolvere tanti piccoli problemi senza dover necessariamente chiamare in causa il personale specializzato, lasciandolo più libero di dedicarsi alle cure più impegnative.

Dietro le opportunità, tanta responsabilità

D’altra parte, WT individua anche tre sfide strategiche, da affrontare senza esitazioni. Prima di tutto, il grande problema della privacy. I dati raccolti da qualunque produttore di wearable sono tanti e sensibili. Non a caso, una delle maggiori questioni legate all’acquisizione di Fitbit da parte di Google erano proprio le garanzie sui profili personali e la separazione dagli altri archivi Google.  Al riguardo, WT auspica un deciso intervento legislativo, tanto chiaro quanto condiviso a livello interazionale.

Di conseguenza, serviranno le relative certificazioni. Le regole attuali prevendo procedure distinte tra USA, UE e altri mercati. Definire regole e requisiti più precisi è dovere di tutte le organizzazioni e requisito essenziale per la sicurezza delle persone.

Infine, i wearable potranno avere un impatto concreto e soprattutto diffuso sulla salute se si supererà uno scoglio molto concreto, il prezzo. Ogni nuova generazione di prodotti in genere alza il prezzo. Spendere centinaia di euro per uno smartwatch oggi è considerato accettabile e accettato solo da pochi. Soluzioni più accessibili, comunque affidabili, sono destinate a diventare una priorità nella salute a livello globale.

Pubblicato il 11/8/2023


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