I nuovi smartglasses Google parleranno con lo smartwatch
Un brevetto Google rilancia l’interesse per gli smartglasses, con interfaccia gestuale e un’inedita combinazione con lo smartwatch
È ormai passata una decina di anni dal primi tentativo firmato Google di affermare degli smartglasses sul mercato. Un periodo sicuramente molto più lungo del previsto e con risultati decisamente inferiori alle attese. Ora però, sull’argomento si stanno dedicando anche importanti rivali, a partire da Apple e Meta, e iniziano a esserci le premesse per rilanciare la tecnologia a livello popolare.
La conferma di quanto in realtà Google continui a credere negli smartglasses arriva da una particolare richiesta di brevetto. Una soluzione sicuramente interessante e innovativa, con un nuovo approccio sull’interfaccia.
L’interfaccia passa dallo smartwatch
L’idea è infatti combinare uno smartwatch al sistema di interazione, insieme ai gesti. Oltre ad alimentare il proprio ecosistema, facile infatti ipotizzare un riferimento a Pixel Watch o a un modello della linea Fitbit, una soluzione anche ai limiti delle interfacce vocali e ai problemi di privacy.
In realtà, stando ai disegni, il progetto appare più quello di un visore. Forse sulla falsariga di Apple Vision Pro però, le funzioni indicano chiaramente una soluzione di realtà aumentata e non di realtà virtuale.
Si parla infatti di un sistema in grado di lanciare applicazioni interagendo direttamente con lo smartwatch. I sensori dovranno prima di tutto capire dalla posizione del braccio e della testa, quando l’utente stia guardando il dispositivo, individuare le informazioni e i movimenti sulla relativa schermata, per agire di conseguenza.
Un volta riconosciuta la situazione grazie alla telecamera integrata e al giroscopio, gli smartglasses possono anche ricevere direttamente dati dallo smartwatch, non è ancora chiaro se a loro volta trasmessi da uno smartphone, per eseguire la relativa applicazione.
Sguardo attento senza distrazioni
Per esempio, avviata l’attività sportiva, si può visualizzarne i relativi parametri istantanei sulla lente, senza distogliere l’attenzione o interrompere un gesto per guardare il quadrante. Oppure, avviare la lettura di notifiche mantenendo l’attenzione su quanto avvenga intorno.
Inoltre, agire anche in modo coordinato. Il classico scroll con un dito sul quadrante, può essere interpretato dagli smartglasses Google come passaggio alla porzione successiva di un documento aperto in precedenza. Il semplice tocco invece, come la volontà di riposizionare il cursore.
Infine, la superficie del display al polso può tornare utile per lanciare applicazioni sulle lenti sfruttando un gesto memorizzato, per esempio l’iniziale del nome dell’app.
Dopo l’uscita di scena dal settore lo scorso marzo, l’interesse Google per gli smartglasses non sembra quindi accantonato. Sicuramente, se un progetto del genere dovesse prendere forma, ci vorrà del tempo. Le premesse sono però sicuramente interessanti, anche solo per reggere il confronto con un potenziale successo di Vision Pro, preparando una risposta di pari livello come innovazione, ma tale da non apparire un’imitazione.
Pubblicato il 22/11/2023