La volata del ciclismo virtuale verso Los Angeles 2028

La volata del ciclismo virtuale verso Los Angeles 2028

Gli scienziati al lavoro per rendere sport olimpico il ciclismo virtuale, con una dimostrazione a Parigi 2024 e una tecnologia sicura

In un futuro lontano, ma non troppo, una disciplina olimpica del tutto diversa rispetto a quelle attuali potrebbe aggiungersi al programma ufficiale. Qualcosa in grado di stravolgere alcuni canoni della partecipazione come intesa oggi, ma per certi versi anche molto più inclusiva. Si tratta del ciclismo virtuale, un tema al quale si sta dedicando con grande impego la Purdue University, nell’intendo di sviluppare nuove tecnologie.

Il ciclismo virtuale ad alto livello non è una novità. Questa sorta di sfida a distanza ha raccolto grandi consensi durante la pandemia, grazie alle eccellenti combinazioni di biciclette smart e relativi software proposte prima di tutto da Zwift e Rouvy, ma non solo.

Anche se nulla potrai mai sostituire le emozioni di una pedalata all’aperto, dove entra in gioco il sapore della sfida, il discorso può effettivamente cambiare.

Il ciclismo virtuale è uguale per tutti

I vantaggi del ciclismo virtuale non sono da sottovalutare. Permette a chiunque, in qualsiasi punto del Globo dove arrivi una connessione, di confrontarsi con altri corridori in competizioni ufficiali. Aspetto molto importante, mettendo tutti sullo stesso livello. Con in più anche la possibilità di provare i percorsi di gara senza dover andare sul posto.

I rulli smart hanno d’alta parte raggiunto livelli tali da poter simulare qualsiasi tipo di percorso, permettendo di inserire difficoltà a piacere, con risultanti requisiti fisici praticamente identici all’attività outdoor.

Se a qualcuno la prospettiva può sembrare lontana o incompatibile con un’Olimpiade, allora potrebbe stupire sapere come proprio a Parigi 2024 il ciclismo virtuale sarà protagonista di un’esibizione pubblica, proprio per mostrarne il potenziale e avviare la procedura per l’approvazione ufficiale.

La corsa verso Los Angeles 2028 è già iniziata

Per studenti e ricercatori della Purdue University in Indiana qualcosa di più di una speranza. L’idea è contribuire al progetto per stringere i tempi e vedere la disciplina entrare nel programma olimpico tra quattro anni, all’appuntamento di Los Angeles 2028.

I problemi da superare non mancano, all’insegna soprattutto delle pari opportunità. In questo caso da intendersi come rulli smart e software alla portata di chiunque voglia affrontare la sfida, ma anche per quanto riguarda la cybersecuirity. In pratica, una sorta di cyberdoping, con la possibilità di alterare le prestazioni del software, o di ostacolare gli avversari.

Se da una parte il ciclismo virtuale offre a tutti la possibilità di avviarsi alla pratica o provare il percorso, dall’altra per una giuria è difficile avere il pieno controllo della situazione, a meno di riallinearsi alla tradizione olimpia e radunare tutti i concorrenti in uno stesso ambiente.

In una competizione gestita da sensori inoltre, deve essere garantita anche la loro massima affidabilità e uniformità. Ordinaria amministrazione per dei ricercatori scientifici, molto meno per un’organizzazione olimpica.

Dove oggi i sensori sono già utilizzati, dall’atletica leggera alla scherma, dal tennis alla pallavolo giusto per citare alcuni esempi, sono gli stessi per tutti. Pensare a un atleta costretto a rinunciare alle proprie ambizioni per un sensore difettoso, è impensabile.

Tutto questo è esattamente ciò su cui si stanno concentrando alla Purdue University. In una corsa, questa volta tecnologica, contro il tempo, per arrivare a fornire le dovute garanzie prima dell’accensione della fiamma olimpica di Los Angeles 2028.

Pubblicato il 8/8/2024

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