I Ray-Ban Meta insegnano, gli smartglasses sono già una buona idea

I Ray-Ban Meta insegnano, gli smartglasses sono già una buona idea

L’intelligenza artificiale rende i Ray-Ban Meta tra i pochi smartglasses realmente utili, anche se con margini di miglioramento

In attesa di vere e proprie novità in grado di rilanciare le ambizioni degli smartglasses, il mercato è in mano a proposte come i Ray-Ban Meta. Probabilmente meno affascinanti e completi dei presunti progetti Orion della stessa Meta ed Apple, ma sicuramente più concreti. Al punto da essere già riusciti a consolidare una fetta di mercato.

Un progetto mirato esclusivamente a funzioni multimediali audio e video. L’assenza del proiettore e relativa elettronica, per la realtà aumentata, permettono infatti di produrre smartglasses più compatti, leggeri e con la necessaria autonomia.

Dai Ray-Ban Meta una lezione da ascoltare

Il segnale migliore del successo dei Ray-Ban Meta è la loro evoluzione. Come sottolineato da un’interessante analisi Counterpoint, arrivata a prestazioni sicuramente degne di nota, di recente ulteriormente migliorata grazie a un’adozione saggia dell’intelligenza artificiale.

Uno dei punti di forza degli smartglasses è la possibilità di eseguire operazioni senza tenere in mano alcun dispositivo e con gesti naturali. Esattamente quanto possibile. In più, con il comfort necessario a poterli indossare a lungo.

Una differenza sostanziale rispetto ai classici visori, ben più ingombranti, spesso costosi, e a lungo andare molto meno pratici. Con un confronto praticamente impari anche sul fronte dell’autonomia.

Legame troppo stretto con lo martphone

Attualmente però, anche gli smartglasses più semplici, rimangono dipendenti dallo smartphone, sia per l’accesso ai dati sia per eseguire le operazioni. In pratica, sono ancora fermi a un primo stadio come lo sono stati gli smartwatch in origine. Praticamente, telecomandi dello smartphone.

C’è però un punto in particolare dove i Ray-Ban Meta si dimostrano un prezioso alleato, e non si parla della possibilità di riprendere di nascosto o quasi scene anche compromettenti, come diffuso dalla cronaca recente.

La possibilità di ascoltare musica o effettuare conversazioni in alternativa ai tradizionali auricolari, presenta diversi vantaggi. Infatti, non isola completamente dall’ambiente, permettendo quindi di restare coscienti di cosa accada intorno e soprattutto non perdere discorsi o comunicazioni con altre persone. Aspetto molto importante, tutto questo senza minimamente compromettere la qualità di ascolto.  

Video, foto e autonomia i punti deboli

Diverso invece il discorso sul fronte foto e video, dove i margini di miglioramento non mancano. A partire dalla qualità del sensore da 12 MP, insufficiente per parlare di buona ualità, anche in relazione all’ottica utilizzata. Anche il processore, non è abbastanza potente da evitare il fastidiosi effetti di trascinamento durante una carrellata video.

Inoltre, l’obiettivo non è perfettamente allineato con il centro della scena, per cui le inquadrature non rispecchiano la visuale dell’utente, ed è necessario prendere le adeguate misure. Perché un altro limite degli smartglasses in questo caso, è la mancanza di un’anteprima autonoma al momento di scattare e riprendere.

Il problema diventa però secondario di fronte alla novità più recente dei Ray-Ban Meta, l’intelligenza artificiale. La possibilità di inquadrare un soggetto e sfruttare il riconoscimento vocale per porre domande, secondo Counteproint si rivela tanto pratico quanto efficiente.

Dal riconoscere un fiore a fornire indicazioni durante la guida, l’affidabilità è considerata tale da rivelarsi un prezioso alleato per evitare distrazioni. O anche solo per restare aggiornati sulle ultime notizie senza dover cercare sullo smartphone e scorrere pagine prima di trovare la risposta desiderata.

Nel complesso, i Ray-Ban Meta rappresentano un’ottima traccia per chi intende conquistare una posizione a breve nel mondo smartglasses, aspettando vere e novità di pari portata e praticità anche sul fronte della realtà aumentata. I nodi da risolvere, al momento riguardano soprattutto l’autonomia. Se sfruttati al meglio delle proprie potenzialità, difficilmente infatti su superano le tre ore.

Pubblicato il 9/10/2024

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