Strava stringe le maglie e mette alla corda tanti smartwatch
Le nuove regole Strava per le API, complicano l’integrazione con i dispositivi per i quali non è disponibile un’app proprietaria
L’integrazione diretta con Strava è per tanti utenti di smartwatch e ciclocomputer una ragione importante nella scelta del dispositivo. Praticamente utilizzata da tutti i modelli più diffusi, l’app è apprezzata per la possibilità di caricare immediatamente a fine registrazione un’attività senza perdersi in passaggi luoghi e non sempre immediati.
Il vero prezzo di questa comodità lo pagano però in genere gli sviluppatori dei sistemi operativi o di altre applicazioni, chiamati a rispettare regole e direttive non sempre amichevoli.
Il caso probabilmente più famoso, la controversia sorta a suo tempo con Relive, dove per una presunta violazione degli accordi, l’inserimento di una chat autonoma considerata in concorrenza con Strava, l’integrazione è stata unilateralmente rimossa.
Norme più restrittive, anche troppo
Ora, di fronte alle nuove regole per l’utilizzo delle API dettate da Strava, la situazione rischia di ripetersi, e con un impatto decisamente più ampio.
Per tanti utenti, Strava è anche un ottimo raccoglitore per i dati prodotti da diverse attività con diversi dispositivi. La tutela dei dati raccolti e della relativa privacy è da sempre uno dei punti di forza sostenuti dal social network.
Anche il nuovo passo va apparentemente in questa direzione, ma le ripercussioni rischiano di andare oltre le aspettative.
Di fatto, Strava vieterà l’utilizzo dei dati raccolti dai propri utenti in app di terze parti. Cioè, soprattutto nei dispostivi più economici, privi di una propria app, i dati elaborati solo attraverso Strava non potranno più essere utilizzati da altre parti, neppure sullo stesso wearable.
Una barriera per tanti insuperabile
L’esigenza nasce in parte da mantenere il controllo a fronte soprattutto di chi per esempio intende utilizzare le informazioni per alimentare sistemi di Intelligenza Artificiale, o riproporle sotto insegne diverse.
Oppure, anche solo all’interno dello stesso account, un utente del social network potrà trovare difficoltà nell’incrociare dati raccolti con dispositivi diversi, anche nell’ambito di una stessa attività: per esempio un cardiofrequenzimetro di marchio diverso da quello dello smartwatch o del ciclocomputer.
Strava stessa, al riguardo intende apparire rassicurante, indicando come in realtà la decisione riguardi solo l’1% delle app collegate. In pratica però, chi non si affida a strumenti Garmin, Polar e pochi altri, rischia di perdere un pezzo importante nell’analisi delle proprie attività e quindi nella motivazione per continuare a usare l’app.
Giusto per fare alcuni esempi di smartwatch tra i più promettenti, nei possibili interessati dalla decisione rientrano l’ambiziosa Huawei con la serie Watch GT 5 e gli ultimi modelli Amazfit.
Pubblicato il 25/11/2024