Nel mirino del braccialetto intelligente, il prossimo obiettivo è il tumore
La tecnologia allo studio dall’Università di Buffalo usa un microscopico sensore sotto il polso
Prima ancora di aiutare nella cura di malattie, le tecnologie wearable possono rivelarsi utili nelle diagnosi e nella prevenzione. Questo almeno, è l’auspicio dei ricercatori della Buffalo University, impegnati nello sviluppo di un sistema in grado di riconoscere il formarsi di un tumore ai polmoni.
Gli ingegneri dello stato di New York non sembrano però gli unici a credere in questa opportunità. Grazie al contributo di Intel e Garwood Medical Devices, è stato già possibile avviare le ricerche sfruttando un finanziamento di un milione di dollari ricevuto dal National Science Foundation.
La tecnologia si compone essenzialmente di tre elementi. Uno o più sensori da impiantare sotto la pelle, un dispositivo indossabile e il relativo software per il controllo da remoto, con i dati trasmessi e conservati nel cloud. Quindi, senza particolari preoccupazioni da parte del paziente e sempre accessibili ai medici.
Il team di ricercatori guidato da Josep Jornet, assistant professor of electrical engineering presso la UB ha sviluppato l’idea come normale evoluzione degli attuali braccialetti e dispostivi da polso largamente impiegati per il rilevamento di alcuni funzioni vitali, soprattutto per il tempo libero e lo sport. Riuscire a estendere i dati raccolti, renderli più affidabili e integrarli in modo accurato, metterà i medici nelle condizioni di individuare per tempo la malattia.
Al centro del progetto, la nanobiofotonica, l’applicazione delle nanotecnologie alla ricerca biologica. I primi passi della ricerca si stanno orientando tra ingegneria elettrica, ingegneria biomedicale, ortopedia, e ingegneria chimica e biologica.
Un prototipo prevede un sensore composto in oro di circa 10 micrometri quadrati, vale dire un centesimo di millimetro quadrato. Una dimensione ampiamente inferiore a ogni proposta di chip da inserire sotto la pelle, per usi più che altro pratici, avanzata finora. In pratica, una sorta di microscopico tatuaggio, difficile da percepire, collocato sopra un vaso sanguigno nei pressi del polso. Progettato per individuare i biomarcatori del cancro del polmone nel sangue, il sensore raccoglierà i dati quando sensibili alla luce emessa da una rete di dispositivi integrati in un bracciale intelligente in fase di sviluppo. Da qui i dati vengono trasmessi via Bluetooth a uno smartphone o a un PC, e quindi inviati in Rete.
Perchè tutto questo funzioni a dovere, è necessario però un software all’altezza della situazione, con livelli di precisione elevati come raramente richiesto finora. Non a caso, per gli stessi progettisti è questo al momento il compito più difficile. Sulla parte hardware infatti, i lavori avviati a inizio mese possono già contare su idee chiare. Pochi sono i dubbi circa la possibilità di rilevare la malattia da marcatori presenti nel sangue.
Interessanti appaiono già anche le prospettive per migliorare l’assistenza nei casi già conclamati, per seguire più da vicino sia l’andamento sia un eventuale decorso, senza costringere il paziente a continui spostamenti.
Soprattutto però, a stimolare la ricerca è la prospettiva concreta di poter andare presto oltre, allargando l’opportunità ad altre forme di tumore e ad altre malattie. I ricercatori sono infine convinti di non dover aspettare molto prima di riuscire ad avviare la sperimentazione su alcuni pazienti volontari malati di cancro ai polmoni, per capire come si comporta il sensore.