Lo smartring Kaspersky sposa biometria e sicurezza

Lo smartring Kaspersky sposa biometria e sicurezza






Il progetto, non in commercio, per combinare sicurezzza della biometria e superare il pericolo di vedere rubati dati non sostituibili

C’è un aspetto poco dibattuto, ancora meno noto e piuttosto importante quando si parla di biometria. Non a caso, ha iniziato a occuparsene anche Kaspersky, ipotizzando già una soluzione sotto forma di smartring.

Se si perde una password o se viene scoperta, si va poco oltre la scocciatura di doverla cambiare. Il problema invece, è come comportarsi quando viene rubata o falsificata un’impronta digitale. Stando ai ricercatori, ipotesi per nulla remota.

Scartata a priori l’improbabile prospettiva di ambiare il dato biometrico con soluzioni più o meno invasive, Kaspersky ha preso molto sul serio il problema, arrivando a una sorta di compromesso.

Impronta digitale, unica ma non esclusiva

Rubare un’impronta digitale, o le caratteristiche facciali, o ancora la figura di un’iride, va oltre il perdere la riservatezza di una password. significa vedere esposti una parte di sé, qualcosa di unico e quindi considerato sicuro. In quanto tale, candidato ideale per autenticazioni in operazioni finanziarie, aprire porte, confermare acquisti, accedere allo smartphone e tantissime altre operazioni quotidiane,

Secondo una ricerca Kaspersky, solo negli ultimi tre mesi 37% dei dispositivi utilizzati nella raccolta e gestione di dati biometrici è stato colpito da malware. Il 5,4% attaccato da spyware espressamente alla ricerca di queste informazioni. Come se non bastasse, circa un milione di dati biometrici è stato trovato memorizzato sotto forma di testo, in un database pubblico.

A questo punto, Kaspersky si è messa al lavoro, alla ricerca di una sorta di impronta digitale aggiuntiva. Sempre rigorosamente personale, utile per un’autenticazione univoca, ma non insostituibile.

Lo smartring chiude il cerchio

Il risultato è uno smartring. Realizzato in collaborazione con il designer di accessori svedese Benjamin Waye, all’interno integra una pietra con migliaia di fibre conduttive immerse in un composto di materiale gommoso, in grado esattamente di fornire un’impronta unica, non ripetibile.

Fino a quando è sotto il controllo del proprietario, è perfettamente in grado di abilitare tutte le operazioni del caso e garantire l’autenticazione. Non appena perso o rubato, può invece esser bloccato e sostituito con un’altra combinazione esclusiva. Senza danni materiali, e soprattutto fisici.

Stampato in 3D con argento, la pietra biometrica interagisce con un sensore pronto anche a verificare la corretta conduttività dell’anello, ottenuta dalle caratteristiche biometriche del possessore.

L’operazione di riconoscimento avviene per contatto. La pressione della pietra sul sensore attiva la procedura. Verifica prima l’effettiva conformazione del dito sul quale è indossato l’anello e quindi legge i parametri all’interno.

L’unicità in questo caso arriva dalla combinazione tra biometria personale, sistema di fibre presenti nello smartring e il relativo sensore con software di riconoscimento. Quando uno degli elementi viene a mancare, il sistema è disabilitato.

All’occorrenza, a partire dagli stessi dati biometrici si può ottenere un nuovo dispositivo, completamente  diverso da quello perso o rubato.

Al momento però, si tratta ancora di un progetto. Kaspersky non sembra ancora intenzionata a portare lo smartring in produzione, e non acaso il progetto non ha neppure un nome. Utile però a sensibilizzare su aspetti di sicurezza troppo poco considerati, spesso nell’entusiasmo di provare una nuova soluzione.

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